“Viaggio nel Labirinto. Io, l’Altro: la danza del doppio”

Spettacolo itinerante nella Certosa di Bologna

VIAGGIO NEL LABIRINTO – Io, l’Altro: la danza del doppio
Cimitero Monumentale della Certosa, Via della Certosa 18, Bologna
Giovedi 20 luglio e sabato 16 settembre 2017 – Ore 21:00 (ritrovo 30′ prima dell’inizio)

 

Spettacolo itinerante con quadri di danza, musica e recitazione attraverso alcuni suggestivi luoghi della Certosa.
Un percorso ispirato al simbolo del Labirinto e al mito del Minotauro che lo abita. Un viaggio inteso come metafora dell’esplorazione di diverse parti del Sé, attraverso l’incontro con alcune figure collegate al simbolo del Doppio – la statua, lo specchio, l’ombra, l’eco, il sosia-gemello, la maschera – e il confronto con le proprie emozioni, la parte razionale e la parte istintiva, l’Io e l’Es, alla ricerca della loro integrazione ed equilibrio.

 

Con:
Emilia Sintoni (Regia e Danza)
Liliana Letterese (Recitazione)
Elena Bianchini (Gong Master), Irene De Bartolo (Arpa classica e celtica), Matteo Gelatti (Musicista Olistico), Matilde Lotti (Violoncello), Emmanuela Susca (Flauto)
Valeria Bertolasi, Michela Checchi, Bianca Dorobat, Lucia Pasquali (Danzatrici)

LE PROTAGONISTE IN DETTAGLIO

 

Progetto Sphera di Emilia Sintoni

 

Ingresso 12€ (di cui due devoluti alla manutenzione della Certosa).
Prenotazione obbligatoria – Info e prenotazioni: 340 6435704 press@sphera.events

Scarica il volantino in PDF: programma Certosa Estate 2017
www.museibologna.it/risorgimento
www.certosadibologna.it

 

Cimitero Monumentale della Certosa
Info Point storico artistico
via della Certosa 18 | 40133 Bologna
tel. +39 051 6150840
infopointcertosa@comune.bologna.it

L’evento nei siti web dei partner istituzionali:
Programma completo Certosa di Bologna
Museo civico del Risorgimento
Bologna Agenda Cultura

L’evento fa parte del Calendario estivo della Certosa  nell’ambito di: 

Il filo rosso dello spettacolo è dato dalla narrazione di un testo originale ispirato al libero adattamento (a cura di Liliana Letterese) dei due racconti “Il Minotauro” di F. Dürrenmatt e “La casa di Asterione” di J.L. Borges, laddove il Minotauro è inteso come viaggiatore all’interno del metaforico labirinto della Certosa. Questo personaggio vive al centro di un labirinto fatto di specchi, simbolo appunto della ricerca del , attraverso un confronto continuo con i propri doppi e immagini riflesse.

Per approfondire il tema del MINOTAURO FOTO DEL BACKSTAGE

Il pubblico accompagna il Minotauro durante il suo percorso, come in un viaggio di formazione/iniziatico durante il quale incontra diversi “doppi” all’interno dei vari momenti rappresentati,
dagli specchi che riflettono l’apparente “se stesso” a una serie di personaggi e simboli talvolta ingannevoli, talvolta provocatori, rappresentazioni di parti nascoste, interrogativi, dubbi, possibilità…ma anche memorie e storie della sua origine, della passione alla radice della sua storia: la voce di Pasifae, il suo canto di amore e dolore.

 

Il tema del Doppio è collegato alle opposizioni, alla compresenza delle due dimensioni di un opposto e alla tensione fra queste, al confronto con le “parte mancanti-rimosse. Comporta inevitabilmente il turbamento di un ordine di quiete presunta, la creazione di un disequilibrio/perturbazione verso la ricerca di un nuovo, seppur temporaneo, equilibrio.

 

Anche il Minotauro è doppio: è un ibrido, una contraddizione, mezzo uomo e mezzo animale, espressione dell’opposizione uomo-bestia e di altre sottostanti, quali le figure di un Io razionale, civilizzato -Es istintivo, pulsionale e selvaggio.

 

Doppi, quindi, come specchi, ma non solo.
Specchi che riflettono noi stessi come “apparentemente” siamo, ma che rimandano anche il “possibile”, una visione esterna, l’immagine invertita e l’ingresso in un’altra dimensione perturbante.
Doppi come confronto fra Io e l’Altro (inteso sia come l’ignoto e il possibile che come l’altro da sé), per ricercare sempre più la propria natura autentica o, volendo, l’altro Sé; questo perché alla fine non si cresce da soli, ma solo attraverso l’incontro con l’altro e con le proprie altre parti esistenti ma spesso rimosse o ignorate, da scoprire, interrogare, ricercare, perdonare, integrare, pacificare…
In questo senso intendiamo qui il Sé, prendendo in prestito il termine dalla psicologia, come totalità psichica che si sviluppa e si consolida tramite il riconoscimento empatico dell’Altro, diverso da sé.

 

Il nostro Minotauro è “inappartenente” alle categorie: semi-umano, figlio della Terra e delle sue viscere profonde, ma anche (come esprime Borges nel racconto “La casa di Asterione”) fatto della natura delle stelle, un sognatore figlio del Cielo. Egli è dotato di una ingenuità appassionata, di una tensione naturale verso la purezza, la serenità e la luce, verso la risoluzione delle proprie sofferenze e contraddizioni nella pace, nella bellezza, nell’equilibrio…alla ricerca dell’accettazione e del ricongiungimento di tutte le parti per potere essere, finalmente, se stesso, libero.

 

Asterione è figlio delle stelle: de-sidera, letteralmente “tira giù dalle stelle”, porta il Cielo alla Terra, la rifeconda e rinasce. Questo movimento rappresenta il contatto creativo con l’energia che scorre, la passione che genera, la forza vitale, il sogno e la speranza per il futuro. E’ l’accettazione del nostro essere doppi in una molteplicità di modi che è, in fondo, il fine della ricerca in sé. Questa accettazione di tutte le nostre parti permette una pacificazione, una integrazione serena che è simboleggiata dalla morte di Asterione-Minotauro, che ora può così rinascere, lucente, sotto molteplici forme.

 

Il protagonista-viaggiatore, in un certo senso, rappresenta tutti noi durante un percorso di crescita personale, con l’esperienza del disorientamento, il desiderio, il vissuto di tante emozioni contrastanti, il confronto con le tante immagini di sé, la continua morte e rinascita sotto diverse forme.

 

Il viaggio è l’itinerario fino al centro del labirinto, con diversi punti di fermata, a cui seguono il ritorno e l’uscita nel mondo normale e consueto, in cui torniamo sempre a vivere, manifestarci, esprimerci.

 

Il nostro percorso va da un punto di inizio (che rimanda a un metaforico ingresso nel labirinto oltre uno specchio) fino a un luogo che rappresenta questo “centro” per il finale della storia, dove avvengono l’accettazione, la pacificazione e la risoluzione temporanea attraverso la costituzione di un nuovo equilibrio (la fine del Minotauro intesa come sua trasformazione e rinascita) e la nascita di uno stato delle cose frutto di questa “crisi evolutiva” ciclica che avviene, in fondo, nel corso della vita di ogni essere umano.

 

Durante lo spettacolo, quindi, verranno rappresentate alcune situazioni ispirate al vissuto del Minotauro-viaggiatore: l’incontro con i diversi “doppi”, le sue emozioni ed esperienze all’interno del labirinto come foresta di specchi, in cui egli vede moltiplicata all’infinito la propria immagine riflessa. Lo circonda una folla d’immagini, di doppi speculari, ma egli è solo e il suo problema è quello di uscire da questa presa del doppio, per incontrare l’altro ( “non soltanto un Io, ma anche un Tu”) e ricercare il proprio Sé e una nuova armonia.

 

In ogni luogo-tappa del percorso vedremo diversi quadri con danza, musica, recitazione; verranno eseguiti brani musicali del repertorio classico al violoncello, arpa celtica e classica e flauto, oltre che sonorità con strumenti particolari a percussione e altro, attraverso diverse tappe:

1) Chiostro dell’Ossaia: primo momento di recitazione (Liliana Letterese) e danza con violoncello (Emilia Sintoni e Matilde Lotti), inizio della storia del Minotauro e del labirinto di specchi.
2) Chiostro I di ingresso: la statua e lo specchio. Con Irene de Bartolo (Arpa celtica), Bianca Dorobat ed Emilia Sintoni (Danza).
3) Sala delle Tombe: incontro con i doppi (l’Ombra, l’Eco, il Sosia-Gemello), come statue che si animano. Duetti danzati di Emilia Sintoni con Valeria Bertolasi, Lucia Pasquali, Michela Checchi, su musica con strumenti a percussione-vibrazione e canto armonico (thunder, shruti e flauto di pan, hang), di Elena Bianchini e Matteo Gelatti.
4) Sala delle Catacombe e corridoio di passaggio: il flusso, l’onda e il passaggio attraverso lo specchio (suoni al tamburo oceanico e palo de l’agua di Elena Bianchini e Matteo Gelatti).
5) Galleria tre Navate: voci dal labirinto.
6) Chiostro VII di fronte Statua Montanari: secondo momento di narrazione; il canto della statua, la voce di Pasifae (Liliana Letterese), su libero adattamento di estratto da Fedra di Seneca
7) Sala del Colombario: le emozioni del viaggiatore, le esperienze del Minotauro (“maschere” della gioia, tristezza, rabbia, paura…tutte le “voci” presenti dentro di noi che interagiscono) attraverso 5 momenti con assoli di danza e brani al violoncello (Matilde Lotti) e flauto (Emmanuela Susca). Danza: Lucia Pasquali, Valeria Bertolasi, Michela Checchi, Bianca Dorobat, Emilia Sintoni.
8) Chiostro VI: la fine del viaggio e la rappresentazione dell’incontro con l’Io (parte razionale-regolata-cosciente) e l’Es (parte selvaggia-istintiva), l’accettazione della loro integrazione e la scoperta del Sé (fusione degli opposti e incontro di tutti i doppi). Togliere la maschera. Uscire da tutti i ruoli, dal dover essere, da un apparente destino, da un laccio che lega. La morte e la rigenerazione. Terzo momento di recitazione, danza e musica con arpa classica (Irene de Bartolo), gong e didjeridoo (Elena Bianchini e Matteo Gelatti).

I luoghi dove si snoda lo spettacolo all’interno della Certosa sono situati in vari punti, dove viene rappresentato ogni volta un “quadro” diverso, con recitazione, musica e danza, ispirato al mito del Minotauro nel Labirinto e alla simbologia del Doppio.
Per approfondire i DOPPI

 

Dopo un inizio che rimanda all’entrata in un metaforico labirinto di specchi, il percorso prosegue seguendo un filo rosso che traccia le linee di un immaginario viaggio al suo interno, accompagnando lo spettatore-viaggiatore attraverso luoghi particolari dove avviene l’incontro con diversi personaggi e situazioni vissute dal protagonista della storia grazie al confronto con le proprie immagini, doppi, parti di sé…fino a un immaginario “centro” del Labirinto.

 

Il nostro labirinto all’interno della Certosa è metaforico, per quanto anche quest’ultima, con i suoi percorsi, portici, chiostri, sotterranei… sia in un certo senso un labirinto, oltre che un luogo dove passato, presente e futuro si incrociano. Un luogo denso di punti di ingresso e comunicazione verso altre dimensioni, verso l’altro, l’ignoto, verso altri mondi laddove il dedalo sembra assumere la forma di uno scambio simbolico, in cui la morte e la vita sono lo sdoppiamento di una stessa realtà.

 

Rappresentiamo l’entrata nel labirinto dei Doppi attraverso lo “sfondamento” di uno specchio-parete, che conduce il viaggiatore all’interno della nuova dimensione del possibile e della ricerca.
In fondo, la Certosa stessa è un luogo denso di “doppi”, intesi come presenze del ricordo, di parti di noi, della nostra storia ed eredità, ma anche ricco di doppi artistici e architettonici, frutto dell’opera dell’uomo: statue, ritratti, monumenti…

 

Un luogo, poi, dove passato, presente e futuro si incrociano attraverso la dimensione – a sua volta doppia – di vita/morte, intrecciate insieme in una eterna spirale, spesso misteriosa, affascinante e anche irriducibile alla comprensione e alla razionalizzazione, come lo è, a sua volta, il simbolo del Labirinto.

 

Il percorso e i temi nei diversi luoghi:

 

Chiostro dell’Ossaia: La nascita e l’inizio: Il labirinto di specchi e il Minotauro/Asterione

 

Chiostro I di ingresso: la statua e lo specchio

 

Sala delle Tombe: incontro con i doppi (l’Ombra, l’Eco, il Sosia-Gemello)

 

Sala delle Catacombe e corridoio di passaggio: il flusso, l’onda e il passaggio attraverso lo specchio

 

Galleria tre Navate: voci dal labirinto

 

Chiostro VII: la voce della statua – il canto di amore e dolore di Pasifae

 

Sala del Colombario: le maschere delle emozioni

 

Chiostro VI: la fine del viaggio, la fusione degli opposti e di tutti i doppi, l’incontro fra Io (parte razionale) ed Es (parte selvaggia-istintiva) e l’accettazione della loro integrazione verso la scoperta del . Togliere la maschera. La morte come rinascita.