La statua (ma potremmo così intendere anche il ritratto, l’automa, la bambola, ogni riproduzione…) come entità di un doppio, come parte di un’opposizione, simbolo di una dialettica fra ciò che è statico e ciò che è dinamico, fra ciò che è dotato di parola e suono e quel che vive nella dimensione del silenzio, fra mobile e immobile, statico e dinamico, bloccato e libero, ciò che si ferma e ciò che evolve.
E’ Il sé dinamico vs il sé statico. La parte che vuole scoprire e crescere e quella che vuole stare ferma.
Statua e automa, come uomo vs macchina, carnale vs artificiale, dotato di libero arbitrio vs eterodiretto, con anima e coscienza o senza anima, senza consapevolezza né morale.
Essere mutevole, umano, flessibile …vs essere irrigidito, freddo.
Essere ripetitivo-mutevole, umano, oppure meccanico, artificiale.
Essere eterodiretto. Contrapposto al suo doppio dotato di libero arbitrio.
Essere senza anima o avere un’anima, una coscienza.
Statua…ti formo, ti creo, ti plasmo. Ma ti do anche vita, prendi forma, prendi essenza, prendi esistenza. Vieni “scolpita” e prendi vita.
Mi imiti, mi rappresenti, mi segui.
Ma poi? Esisti anche in quanto TE, non più solo ME. Cammini e danzi, sola, nel mondo.
Non più solo mia creatura, non più solo conferma di me…Devo staccarmi da te, devo lasciarti andare e lasciarti esistere. Con amore, con fiducia, con curiosità.